La cassoeula rappresenta la tradizione culinaria lombarda. Ma le tradizioni non nascono dal nulla, ogni tradizione racconta una storia, o tante storie. E le storie, come sempre, partono da lontano.
Nel XIX secolo, il “Vocabolario Milanese del Cherubini” descriveva la cassoeula come una variante “meneghina” del cibreo. Un piatto oggi particolarmente noto in Toscana, anch’esso di origini umili, a base di uova arricchite con brodo di carne, cipolle, salvia, fegatini, creste, bargigli e cuori di pollo. Una ricetta che, stando sempre al “Vocabolario Milanese del Cherubini” si era da tempo affermata in Sicilia, su impulso aragonese, e dunque spagnolo, dove era noto come “cazzoligghia”. Ma, andiamo con ordine.
Una storia racconta che questo piatto leggendario sia arrivato a noi dall’Asia centrale, attraverso diverse mutazioni/contaminazione, con la transumanza dei Celti che da laggiù venivano. La Cassoeula nasce dalla tradizione di unire erbe dei campi con la cacciagione. Questo piatto straordinario che fuma e profuma di storia è stato addirittura descritto nei fumetti di Asterix: il cinghiale cotto nel grande pentolone con le erbe è praticamente la nostra Cassoeula. Il nome, infatti, deriva dalla Francia, dal cassoulet (in origine estouffet) come veniva chiamata la casseruola in cui veniva preparato il piatto. La Casseruola e quindi Cassoeula arrivò in Italia sistemandosi in una sorta di triangolo che scende dalla Svizzera, abbraccia parte della provincia di Milano e si chiude praticamente a pochi chilometri dalla città. Già verso Pavia il rito della Cassoeula si affievolisce. E le origini celte di Med-lan, la nostra Milano, sono note a tutti.
Così è avvenuto che i catalani, anche loro influenzati dai Celti, la portassero ad Alghero dove è conosciuta come Sa Cassola.
Le storie e le curiosità sulla Cassoeula continueranno nei prossimi post…
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